A Paestum troviamo uno dei più importanti esempi di Architettura religiosa di ordine dorico arcaico.
 Gli elementi del tempio periptero di Poseidone rispettano tutte le regole imposte dal canone dorico: possiamo notare la regolarità della pianta sviluppata su crepidine e stilobate a formazione della base; naos sacro, ambiente custode della divinità diviso in tre navate con due colonnati a due livelli; pronao, opistodomo e il peristilio destinato ai fedeli.
 Particolare attenzione suscita anche la somiglianza con i templi di Zeus a Olimpia e di Aphaia ad Egina.

 Questo bene eccezionale, rimasto miracolosamente indenne alle usure delle epoche storiche passate, è intriso di una impareggiabile maestria costruttiva, caratteristica che ci indica la strada obbligata da percorrere nel lungo itinerario della valorizzazione dei beni culturali.

 Quali sono gli strumenti, come si creano le opportunità e le occasioni che possono concretamente portare ad una valorizzazione di queste antiche opere protagostiche dei nostri parchi archeologici?

 Bisogna spiegare ai vari livelli istituzionali, che i singoli monumenti, devono essere illustrati non solo con i parametri dettati dai caratteri stilistici e costruttivi secondo la metodica didattica della storia dell’arte, (spesso argomento di studio e ricerca solo da parte di pochi specialisti della materia), ma soprattutto far sì che siano punti di partenza per un programma didattico-culturale orientato ad una platea molto più ampia. Intendiamo un progetto di valorizzazione che sia corroborato da messaggi divulgativi che facciano emergere le connessioni, i collegamenti e le valenze intrinseche dei luoghi, leggendo il piano di sviluppo della città antica e dei sostanziali valori religiosi che hanno motivato la creazione di queste opere architettoniche.

 Il tempio di Poseidone a Paestum (SA) è un monumento religioso di assoluta originalità che si inebria nel suo stesso sito antico, raccontando la bellezza creativa del “costruito”; questo manufatto merita ben altro che insignificanti programmi manutentivi, oppure le poche occasione di “sogno per un notte” facendo diventare queste opere antiche, (limitatamente ai solo siti più “gettonati”) protagonisti silenziosi di fantastiche serate in veste di sola quinta scenografica di manifestazioni teatrali e musicali, per tornare poi a rimanere illustri sconosciuti in una dorata splendida solitudine, la stessa che imperversa nei nostri parchi archeologici.

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