Dopo una formazione in arte applicata, indagando sul significato, il senso dell’arte e i sui collegamenti con la creatività, nel 1985 si laurea presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con una tesi sui "Sistemi costruttivi industrializzati a getti in opera", con il professore Gianna Riva (docente di Tecnologia dell’architettura) e il professore Enzo Siviero (docente di Scienza delle costruzioni).

 La motivazione della scelta della tesi, era quella di capire se i nuovi centri residenziali di periferia realizzati con tempi velocissimi e con i sistemi costruttivi industrializzati potessero dare un senso a quella edilizia, ovvero architettura di periferia, che negli anni a seguire hanno invece 'ereditato' gravissimi problemi termici ed ambientali.

 L’attività professionale seguente, non ha risparmiato ambiti; dalla progettazione architettonica al dimensionamento strutturale, al rilievo archeologico fino al restauro monumentale per "dialogare" in questo caso con i manufatti sommersi dal tempo, per dare ad essi la possibilità di esprimersi secondo parametri ben precisi, orchestrati dai singoli aspetti essenziali: il materiale, la logica costruttiva, le sedimentazioni sopportate nel tempo ovvero la chiara lettura dei caratteri stilisti e costruttivi benché documentati nella loro veste originaria.

 Sviluppa ipotesi di recupero di percorsi naturalistici al fine di collegare più luoghi consacrati dalla storia e dalla vocazione naturale. La consulenza tecnica con Enti pubblici si è alternata alla creatività che si è espressa con numerosi ipotesi di progetti immateriali tesi alla sana valorizzazione di un "fare costruttivo"; un costrutto tendente a far nascere un sano profitto mettendo insieme le potenzialità artistiche e lo spirito dei luoghi. Tutti processi indirizzati verso una sostenibilità obbligata perché unica occasione di crescita naturale della cultura e non uno sviluppo a tutti i costi.