La ricerca progettuale nella storia si è spesso sviluppata su modelli stilistici e formali; oggi questi approcci conformati a metodi predeterminati sono totalmente vetusti. La metodica della progettazione obbligatoriamente deve essere sospinta nel verso dei modelli strutturali intrisi di totale sostenibilità ambientale; modelli capaci di individuare i reali rapporti tra i componenti e le mutue azioni nell’insieme dell’organismo architettonico e quindi dell’ambiente.

 Per arrivare a ciò, la storia della costruzione della città ha attraversato tutta l’esperienza della esasperazione dello studio tipologico, dell’industrializzazione edilizia, della prefabbricazione aperta e delle sue implicazioni energetiche ed ambientali. Oggi qualsiasi intervento "onesto" dovrà contemplare e soprattutto "dialogare" con lo spazio indefinito e mai circoscritto della sostenibilità ambientale, non intesa quale scelta progettuale ma piuttosto come "condicio sine qua non" (condizione senza la quale non si può verificare un intervento) allo stesso operato progettuale.

 Dopo gli innumerevoli tentativi non sempre riusciti di innovare le vetuste tipologie; dopo i lusinghieri tentativi di approcci progettuali per componenti, oggi, la progettazione del complesso architettonico è una battaglia che si combatte con l’obbligo di creare un organismo che non sia la risposta più "saggia" sotto il profilo tecnico-strutturale e ambientale, ma sia soprattutto una sommatoria di elementi che reagiscono con una programmata sensibilità alle funzionalità imposte dalla normativa ambientale e soprattutto dalle esigenze ad alta variabilità dei fruitori; il tutto ovviamente, regalando alla vista, non dico lo stupore, ma almeno la gioia di un’immagine positiva.

 La progettazione del complesso architettonico è una sfida che non conosce stili, manualistica, schemi, confini ma solo innovazioni che si chiameranno nuove esperienze progettuali.

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