L’intervento di recupero e valorizzazione dell’antica piccola torre longobarda è stato fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Valva, al fine di recuperare un elemento storico ed architettonico originale che appartiene alla storia millenaria del centro antico ovvero unico documento materiale a ricordo delle opere medievali di fortificazioni poste a guardia della vallata dell’alto Sele.

La torre era parte integrante e sostanziale del soprastante maniero fortificato di origine longobarda (Valva vecchia) di cui oggi rimangono solo esigue strutture murarie. La torre, pur essendo di piccole dimensioni, invece, è rimasta per secoli elemento architettonico sufficientemente "leggibile" nei suoi principali caratteri stilistici e costruttivi. La sua conservazione è stata possibile in quanto è posizionata su una balza di roccia, non accessibile con troppa facilità.

La possibilità di poter "leggere" il manufatto, ha permesso di effettuare un restauro, (che è in fase di completamento) con il recupero degli elementi in pietra caduti ai piedi del manufatto e il rimontaggio degli stessi con tecniche e materiali rigorosamente rispettosi della carta del restauro ovvero con malta specifica a base di calce naturale (di cui alle schede del restauratore); la riformulazione della volta a crociera per la riformulazione dell’impalcato oltre che la riproposizione delle traforature nel rispetto puntuale delle tracce esistenti sul manufatto, il tutto, ovviamente, nel rispetto del progetto approvato.

Verifica e valutazioni in corso d’opera

In fase di realizzazione dei lavori si è iniziata la ricognizione dei materiali che, una volta analizzati, hanno dato utili e finali considerazioni utili alla ricerca storica dello stesso manufatto e dell’intera area. Nella fattispecie i ritrovamenti sono essenzialmente elementi in cotto riguardanti l’antica copertura e pavimentazioni. La catalogazione ha riguardato, ovviamente anche alcuni elementi di spoglio facenti parte della stessa antica muratura. Dopo la fase di allestimento del cantiere e di pulizia dagli infestanti, si è provveduto alla messa in sicurezza delle strutture murarie che risultavano particolarmente precarie; infatti fin dall’inizio, unitamente e sotto stretta sorveglianza della direzione dei lavori, si è provveduto a smontare alcune murature onde poter iniziare in sicurezza la fase di restauro e soprattutto nella sua metodica di intervento di anastilosi, ovvero di rimontaggio dei conci di pietra nel rispetto della muratura presente cercando sulle strutture ancora presenti, utili indicazioni stilistiche e costruttive, pur essendo l’organismo architettonico essenzialmente primo di elementi architettonici dettagliati. In primis si è provveduto al rimontaggio del cantonale sud-est, completamento rovesciato su se stesso, con una meticolosa opera di smontaggio a mano dei singoli conci e un rimontaggio nel rispetto della sagoma architettonica evidente sul sito. Si sono effettuati (con l’ausilio delle maestranze presenti in cantiere), utili saggi al fine di verificare la situazione in un ambito fondale.

Il rimontaggio della muratura ha tenuto in doveroso conto anche la tipologia delle connessione di conci murati con la creazione di una stilatura appena percettibile onde evidenziare le peculiarità della stessa pietra la quale appartenente allo stesso manufatto, va a ricreare un tutt’uno con il complesso della stessa muratura senza aggiunta di elementi visivi (nella fattispecie la stessa stilatura in malta a base di calce) che potrebbero ridurre la bellezza e i caratteri antichi dello stesso manufatto. Dall’analisi preventiva in fase di progetto e dagli studi effettuati in corso d’opera, si sono evidenziati i pochi elementi stilistici costruttivi del manufatto come:

- le traforature;
- l’imposta dell’unico impalcato a volte a crociera;
- gli elementi in pietra cantonali.

Questi caratteri stilistici e costruttivi sono stati riproposti all’interno del rigore metodologico insito nell’intervento, ovvero utilizzando solo ed esclusivamente il materiale originario del manufatto senza alcuna nuova accessione stilistica, tanto da realizzare un ripristino fedele agli aspetti originari del manufatto.

La scelta del carattere stilistico e costruttivo della copertura

La raccolta e catalogazione sull’area di pertinenza di innumerevoli tracce di elementi in cotto (sostanzialmente coppi di copertura), ha dato utili indicazioni circa la stessa copertura del manufatto, creando una esemplare "romanella" a tre file a coronamento delle piccole falde strutturate da elementi in legno, essenza castagno e completate da coppi rigorosamente artigianali. L’elemento stilistico della falda di copertura è stato dettato da uno stilema architettonico consono alle torri medievali, con soluzioni stilistiche austere non articolate da merlature che molto spesso, in molti restauri "fittizzi" hanno solo valenze simboliche e non appartengono alle modeste essenziali funzioni dell’organismo architettonico.

Lapide in brecciato irpino trattamento lucido e bucciardato con scritte incise e telaio in ferro

Lapide in brecciato irpino trattamento lucido e bucciardato con scritte incise e telaio in ferro

 

...A MEMORIA DEI NOSTRI PADRI
IL CAMPANARO RISORGE
L'ANTICA TORRE DI ORIGINE LONGOBARDA
POSTA A GUARDIA DELLA VALLE
PARTE INTEGRANTE DELL'ANTICA FORTIFICAZIONE
DI VALVA VECCHIA, E' STATA RECUPERATA
A TESTIMONIANZA DELLA MILLENARIA STORIA
DEL TERRITORIO DI VALVA E DELL'ALTO SELE.
L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
A.D.MMXI

 

Chi si aspettava la "torre merlata" del "castello medievale", è rimasto deluso; la cultura architettonica del restauro è invece stata premiata visto anche le soddisfazioni espresse dal funzionario della Soprintendenza di Salerno, arch. Lorenzo Santoro, (a cui va un ringraziamento) per l’attuazione della corretta metodologia di lavoro, così come espressa dalla "carta del Restauro".

15 gennaio 2011

Impresa realizzatrice dei lavori:
ABE, Castel S. Giorgio, Salerno
Arch. Alfredo DePasquale


NOTE PER UNA CONTESTUALIZZAZIONE GEO-STORICA DEL MANUFATTO

Il sito

L’area dell’Alto Sele, geograficamente già appartenente all’influenza del Ducato di Benevento, si ritrovò su una zona di confine quando lo stesso Ducato, nel 849 fu diviso in quello di Salerno e con le divisioni con Capua. Le strutture conosciute come "Valva vecchia", (foto 1) coeve e sostanzialmente connesse con questa piccola torre, danno utili indicazioni circa la funzionalità difensiva dell’intera area in epoca longobarda.

Castello di Valva
Castello

Il manufatto

Il rimontaggio delle murature è stato possibile in quanto il materiale lapideo raccolto, non essendosi traccia nei pressi dello stesso di altro manufatto antico, apparteneva senza alcun minimo dubbio a questa antica torre. Il materiale lapideo nei secoli si è accumulato in buona parte, nell’irregolarità del piano di calpestio e soprattutto disseminato (creando la presenza di tracce sporadiche) nella scarpata sul lato sud/sud-ovest. La muratura, facente parte della struttura ante opera, non presentava altro che elementi lapidei irregolari, di piccole dimensioni, come meglio è visibile in una foto precedente ai lavori (foto 2) oltre che elementi di dimensione maggiore ed a forma più o meno regolare quando questi sono posizionati sui cantonali. Non si è documentato, nella fase di iniziale di lettura e rilievo al dettaglio del manufatto, alcuna presenza di "listature", in pietra calcarea o mattoni; spesso,questi,presenti invece in strutture coeve, longobarde, ma interessate da rimaneggiamenti in epoche successive altomedievali, ad imitazioni di murature romane come è per esempio, il caso del complesso delle mura longobarde di Benevento. Questa mancata presenza di integrazioni murarie, ci sottolinea il mancato utilizzo o comunque l’assenza di opere di rimaneggiamento in epoca successiva al VI-VII secolo.

Vista del manufatto prima dei lavori
Torre

La datazione

Uno degli aspetti che ci convincono circa l’epoca costruttiva, è la presenza nella stessa muratura di elementi di spoglio (pietra squadrata modanata) appartenete ad edificio di epoca romana oltre che il famoso "volto" inciso su un concio squadrato posto in corrispondenza del cantonale rivolto a sud-est; quest’ultimo, a parere dello scrivente, è di epoca pre-romana. Questo aspetto, unito agli altri caratteri comuni come la stessa tecnica muraria, sono individuabili e quindi confrontabili (pur empiricamente), come molti caratteri comuni afferenti strutture longobarde. In particolare un utile e illuminante confronto è possibile concretizzare con uno degli esempi ancora visibili in Campania ovvero l’eccezionale documento storico costituito dal complesso delle mura Longobarde di Benevento, e più dettagliatamente la cosiddetta “Torre Catena”.

19 giugno 2017

Arch. Alfredo DePasquale